(Giov., 1,14)
di Franca Batich
VENTIDUE OPERE SUI MISTERI DEL ROSARIO
Ho realizzato quest’opera a seguito di un percorso spirituale di approfondimento e di meditazione del Vangelo durato molti anni. Per l’impostazione delle figure mi sono ispirata al lenzuolo sindonico in quanto per un credente questa è l’unica immagine che testimonia la vicenda accaduta oltre 2000 anni fa a Gesù Cristo, con le tracce della sua persona e della sua passione.
Ho disegnato le figure su tela di cotone omettendo volutamente ogni dettaglio, sia fisionomico che strutturale, in modo che l’indefinitezza e la semplicità dei segni, completata e arricchita da numerosi elementi simbolici, favorisca il momento meditativo. A tal fine ho anche diviso lo spazio di molti quadri in due campiture per separare l’aspetto immanente da quello trascendente. Ho ritagliato le figure su tela precedentemente disegnate e le ho applicate sulla tela del quadro preparata con colori ad olio. Le tinte che ho scelto sono anch’esse simboliche, secondo l’iconografia sacra- l’indaco segna il limite tra il piano dell’esistenza e l’ultraterreno e, in tre opere, con i colori dell’arcobaleno -rifrazione policroma del raggio di luce bianca della vita divina- si tinge dei toni del mondo sublimare; il terra d’ombra definisce il piano della materialità e della creaturalità; il bianco esprime la divinità, la fede, la purezza; l’oro designa la sacralità e il centro della vita divina. Naturalmente ho declinato queste tinte di base con varianti tonali. A completamento ho velato gran parte delle composizioni con carta sottile per rimarcare il mistero ricordando San Paolo: “Ora vediamo come in uno specchio, in maniera confusa; ma allora vedremo a faccia a faccia”. (l.a Corinzi, 14,12)
Il quadro è dominato da una maestosa figura femminile stilizzata avvolta in velature di un azzurro liquido. Sullo sfondo rifulge nell’abisso l’universo stellato.
Maria, Ancilla Domini, è anche figura dell’inesauribile processo della Creazione divina, nel concepimento della vita, nel dare la vita, e nell’accogliere con pietà la fine della vita. Madre Cosmica del Figlio Cosmico.
II concetto della Sapienza universale che sorregge la creazione è rappresentato da ripartizioni geometriche e da filettature dorate che intersecano e strutturano la composizione. Sulla destra si insinua una nera ombra felina, rivelazione della presenza ostile dell’avversario.
Il quadro si presenta strutturato in due parti. Nella campitura di base un collage rappresenta la città. Nel mezzo un cartiglio del borgo antico, cinto da mura, ha ai lati due colonne romane sormontate da due immagini di San Giusto. Sullo sfondo, emergente da una lunga onda in dissolvenza azzurra, appaiono le rive della città moderna. Questa inquadratura è sovrastata dalla bianca e aureolata figura di Maria che, il capo leggermente reclinato e le mani aperte e protettive, dona grazia e benedizioni che provengono dall’alto come raggiature dorate. Nel cielo mosso da velature, i gabbiani assecondano il soffio di un vento leggero.
L’atmosfera del quadro è resa nelle tonalità del grigio e dell’indaco, per immergere la figura di Marta in una luce lunare.
L’astro, di dimensione minuscola, appare in atto a destra a simbolizzare la femminilità. Le mani di Maria, poste sul grembo. sono aperte come ali di colomba alla ricezione dei raggi di grazia provenienti da una presenza spirituale in figura triangolare bianca.
Le figure emergono da sfumature terra d’ombra e indaco. La terra d’ombra vela Elisabetta e dal suo grembo traspare, appena allusa, l’immagine del bambino.
Entrambi incontrano Maria, avvolta in velature bianche che, con gesto delicato, protende la mano quasi a sentire il movimento di gioia di Giovanni. Il Magnificat di Maria è simboleggiato dalla stella posta sul suo grembo. Lo spazio della campitura superiore è reso con un fondo indaco intenso sul quale veleggiano nubi più chiare ed è sovrastato da una presenza spirituale, in figura triangolare dorata, dalla quale proviene una raggiatura che scende nel piano inferiore sulle due figure.
Su uno sfondo indaco scuro in un raggio di luce che forma come una tenda appare possente la figura di Giuseppe che impugna il bastone sul quale in caratteri ebraici antichi è incisa la genealogia della Promessa. Maria e il Bambino sono appoggiati alla sua spalla, che, delimitata da un sottile perimetro geometrico, forma una sorta di tetto protettivo. In alto una semisfera stellata rappresenta la partecipazione dell’Universo all’evento, mentre sulla destra un triangolo di tenebra, delimitato da un’asticciola in legno, non accoglie la luce che viene nel mondo.
PRESENTAZIONE DI GESÙ AL TEMPIO
In primo luogo la figura di Maria con il Bambino è circonfusa da un raggio di luce. Giuseppe è rivolto verso di loro e protende le colombe dell’offerta, presagio di sacrificio. Nella campitura superiore, in corrispondenza al raggio di luce che illumina Maria, si staglia la figura di Simeone che con le braccia alzate eleva suo ringraziamento e le profetizza la missione di salvezza e di dolore. Accanto a lui la figura della profetessa Anna.
Entrambi sono racchiusi in un tabernacolo stilizzato, simbolo della promessa contenuta nell’Antico Testamento.
Le figure di Giuseppe e Maria, in primo piano, hanno le mani congiunte sulla spalla del figlio, ad esprimere il sollievo per il suo ritrovamento e un impegno di protezione per futuro. Entrambe le figure sono avvolte in una fitta velatura a significare l’ansiosa difficoltà di comprendere il comportamento e le parole di Gesù ft capo di Maria porta un’aureola azzurra perché -serbando tutte queste cose nel suo cuore” capirà nel tempo la missione salvifica del figlio.
Gesù nel centro della composizione è illuminato dalla luce della consapevolezza che lo collega alla figura triangolare dorata e alla rappresentazione dei Buon Pastore secondo fa tradizione davidica (Per tale immagine mi sono ispirata alla figura de! Buon Pastore – Museo Laterano, Roma)
IL BATTESIMO DI GESÙ AL GIORDANO
Le due figure del Battista e di Gesù sono proposte in dissolvenza di terra d’ombra, deterse dall’acqua/pioggia che scende dall’alto e che passa dalle mani di Giovanni alle mani protese e oranti del Cristo, nuovo lavacro di grazia e rinascita.
Dalla campitura superiore, sopra l’immagine delle acque, c’è la figura triangolare dorata, presenza dello Spirito. Provengono dall’alto velature bianche, simbolo di purezza e raggiature d’oro nel numero di otto, numero che. per il significato emblematico di rigenerazione, nel Medio Evo ha dato forma al perimetro dei battisteri.
GESÙ SI RIVELA ALLE NOZZE DI CANA
Il miracolo della trasmutazione dell’acqua in vino, posto come inizio dell’attività cristologica, è emblematico per la comprensione delle eterne missioni dei Cristo e della madre. I piani del quadro sono immersi in una luce grigio-azzurra e seguono due livelli di meditazione. Il primo contempla la figura di Maria e del Cristo poste di spalle: quella di Maria guarda il figlio e con la mano protesa intercede presso di lui con la preghiera. Il secondo contempla Gesù che con il movimento della sua mano concede il “fiat” divino al volere della madre, mentre è rivolto alla sua “ora” raffigurata, nella campitura superiore, dal calice del Getsemani, dalla figura del pastore e dal suo essere, fino alla fine dei tempi, l’Emmanuele, sposo della Chiesa, sua sposa.
Il regno di Dio -regno dei Cieli- è rappresentato con una composizione astratta. Una soglia dorata, posta alla base del quadro, è il passaggio verso l’Altrove, delimitato da velature leggere in varie tonalità anurro e indaco. Sul fondo a destra si intravede uno spicchio di luna veleggiare in una infinità oscura, mentre nella campitura blu a sinistra un pianeta nero allude al mistero assoluto.
I campi azzurro e indaco sono racchiusi in una forma piramidale “trinitaria” disegnata con linee dorate. In alto un arcobaleno di pace domina tutta la composizione.
Il primo piano è dipinto in viola scuro. Pietro, Giacomo e Giovanni, ombre dell’umana pesantezza, guardano in alto sul monte dove appare la candida raggiante immagine di Gesù, con le braccia aperte sul mondo, ai due lati Mosè ed Elia. Sullo sfondo indaco cupo un arcobaleno. Sullo sfondo indaco cupo un arcobaleno porta il suo messaggio. (Per l’immagine di Gesù mi sono ispirata alla scultura del Cristo di Rio de Janeiro).
Nella campitura del primo piano sono raffigurati il pane spezzato e l’ampolla del vino, appoggiati su triangoli dorati e segnati da una piccola croce. Ai lati si delineano due profili a rappresentare il volto immanente e trascendente della Sapienza. In alto da una grande croce dorata, sovrastata da un simbolo eucaristico. scende per la transustanziazione la bianca figura del Cristo con le braccia aperte e radiante raggi dorati.
Sullo sfondo, l’orizzonte curvo della Terra sfuma in un cielo blu indaco.
La figura dolente del Cristo, con li capo curvo e una mano sul petto. in segno di sottomissione, traspare appena da uno sfondo cupo reso con tonalita rossastre e terrose. Al centro della campitura superiore il calice del sacrificio incombe sulla figura dolente. li calice, disegnato da due profili simili e antitetici, che rappresentano la vita e la morte, è sovrastato dal triangolo trinitario, dal quale si dipartono raggiature luminose. Sul lato destro, la composizione riceve luce da una velatura bianca con nervature dorate, simile ad una stilizzata ala d’angelo.
La figura del Cristo vista di schiena con le striature del flagello trae decisa ispirazione dal lenzuolo sindonico. Lo sfondo tenebroso trascolora dalla terra d’ombra scura ad un blu cupo. La composizione è sovrastata dal triangolo radiante dorato.
GESÙ VIENE INCORONATO DI SPINE
Anche qui la figura del Cristo, con le braccia conserte, si ispira al lenzuolo sindonico. Il suo capo, che porta la corona di spine, è sovrastato dalla corona dorata della regalità divina.
Una grande croce ;n colori terrosi domina la campitura del quadro e grava sulle spalle della figura sofferente del Cristo, del quale si intravedono le mani piegate nello sforzo e la corona di spine. Anche questa composizione è immersa in un’atmosfera cupa, illuminata dal simbolo trinitario dal quale scendono due raggi che racchiudono l’immagine sacrificale del Figlio.
La figura del Cristo, con i segni del martirio che la ricoprono come una veste, è rappresentato nello spasimo della contrattura delle mani e nello squilibrio delle braccia e del torso. È innalzata su un grande e largo strumento patibolare a simboleggiare l’impalcatura di dolore alla quale è appesa l’umanità. L’unica presenza di luce proviene dal triangolo dorato e dai suoi raggi.
Sulla soglia dorata, passaggio verso l’Altrove, è appoggiato il sudarlo, con appena accennate le tracce della passione.
L’ombra di morte rilascia il corpo di Cristo nella metamorfosi del Risorto.
La composizione e immersa nella infinita oscurità: a destra si intravede uno spicchio di luna. a sinistra un pianeta nero allude ad una dimensione diversa ed impenetrabile.
In atto, il triangolo dorato racchiude tra i suoi raggi il mistero glorioso.
Nella campitura di base in terra d’ombra si intravedono le figure degli Apostoli che assistono all’Ascensione. La figura del Risorto appare, bianca e aureolata, ascendere nell’azzurro trapassando i cieli. Si compone cosi un’immagine trinitaria formata da due raggi dorati che racchiudono la figura centrale del Figlio.
La campitura superiore, in una calda terra d’ombra, fa da sfondo al triangolo spirituale dorato che emana dodici lamelle di luce. Nella campitura sottostante, sul fondo indaco scuro, appare un’immagine bianca ed evanescente, figura di Maria e della Chiesa, che riceve come raggi luminosi i sette Doni dello Spirito.
Tonalità indaco dominano l’atmosfera del quadro. In primo piano giace nel riposo il corpo di Maria e un’aureola intorno al capo allude alla sua glorificazione. Con una mano offre una mistica rosa azzurra, che simboleggia il dono della sua vita.
La sua figura, densa di bianche velature materiche, si innalza nelle campiture indaco irradiata dai raggi dorati del triangolo trinitario.
INCORONAZIONE DI MARIA IN CIELO
Maria, Figlia di Sion, porta sul capo una preziosa corona sulla quale si intravede la stella di Davide. Le sue mani sono giunte in preghiera. Lo Spirito la circonda di raggi dorati e, come vento leggero, muove i veli che coprono la sua figura.
Ventiquattro candele accese le rendono onore e la proclamano Regina dei Patriarchi e Regina degli Apostoli.
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